"Narrative fotografiche" - Due giornate di studio
date » 14-07-2025 09:16
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narrazione, fotografia, belluno, incontri, william guerrieri, vincenzo agostini, studio, ricerca, fotografica, serena, inquietudine,
Partendo dal desiderio di creare occasioni dedicate alla riflessione e al confronto sulla fotografia di territorio, in questo secondo anno abbiamo dato vita a un’esperienza di dialogo profondo e stimolante mantenendo la base logistica nella provincia di Belluno.
Un incontro che non solo rafforza la nostra ricerca sul significato delle immagini, ma che alimenta la speranza di nuovi momenti futuri, capaci di esplorare ancora i paesaggi veneti serenamente inquieti attraverso lo sguardo fotografico.
Per questo secondo appuntamento abbiamo scelto come sede il complesso ricettivo della Vena d’Oro, poco distante dal centro di Belluno e affacciato sull’Alpe del Nevegàl. Un luogo appartato, immerso in un parco curato e carico di storia — un’ex stazione termale oggi gestita da una comunità attiva nel sociale — che ci ha regalato la giusta distanza dalla frenesia cittadina. Uno spazio ideale per la concentrazione, il silenzio e l’ascolto, elementi preziosi per la qualità del nostro incontro di studio.
La serata di apertura del venerdì ci ha accolti con un momento conviviale e un menù di benvenuto. Subito dopo ci siamo immersi nella visione e nella discussione di alcuni libri fotografici scelti come punto di partenza per ragionare sul tema della narrazione visiva: come si costruisce un racconto in fotografia, come si affronta, come evolve. Abbiamo osservato e commentato insieme:
• Georgia di Ljubisa Danilovic
• Romanzo Meticcio di Davide Degano
• Protege Noctem di Mattia Balsamini
• Sonata di Aaron Schumann
• Fish Story di Allan Sekula
Il giorno successivo è stato dedicato alle lezioni dei nostri tutor ospiti: Vincenzo Agostini e William Guerrieri, due voci differenti ma complementari nel nostro intento di ricerca.
Vincenzo, imprenditore e distillatore di rinomate grappe, è anche un appassionato scrittore. I suoi racconti sono radicati nelle Dolomiti, tra le crode e le rocce, paesaggi che lo ispirano da sempre. Il suo ultimo libro, La montagna di Quentin, ha riscosso grande interesse.
William, ben noto a tutti noi, è stato tra i fondatori di Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea, insieme a Paolo Costantini e Guido Guidi, con la collaborazione di studiosi come Stefano Munarin e Antonello Frongia. Il progetto culturale, con base in Emilia, è stato (ed è tuttora) un punto di riferimento per la fotografia italiana e internazionale, avendo potuto creare dialoghi con autori come John Gossage, Lewis Baltz, Stephen Shore e molti altri.
La sua enorme esperienza ha rappresentato per noi una preziosa occasione di confronto.
Con lui abbiamo esaminato i lavori di:
Walker Evans, Lee Friedlander, Lewis Baltz in specifico Park CIty ed i suoi allestimenti espositivi, Stephen Shore, Richard Prince, Wolfang Tillmans, Allan Sekula con Fish Story, i lavori stessi di WIllliam Guerrieri per poi passare alle esperienze di “Linea di Confine” e definire con particolare attenzione l’aspetto espositivo come traguardo finale della stesura di un progetto.
Entrambi i tutor ci hanno guidati, dunque, in una riflessione profonda e articolata sul tema della narrazione e dei suoi sviluppi, tra parola scritta e immagine.
Nei momenti informali abbiamo continuato il dialogo tra tutti i partecipanti, condividendo pensieri, suggestioni, prospettive. Durante la giornata conclusiva abbiamo messo in pratica (seppure in forma esercitativa) i concetti emersi, esplorando con lo sguardo e con la macchina fotografica l’Alpe del Nevegàl, raccogliendo appunti visivi.
Con una leggera vena di malinconia, domenica pomeriggio abbiamo ripreso la via del ritorno. Con noi, il ricordo di un’altra esperienza intensa, formativa e ricca di condivisione con tutti i partecipanti.
Ecco un esperienza raccontata da un partecipante al gruppo di lavoro.
Cosa definisce un luogo?
Vincenzo Agostini, scrittore e montanaro, ci racconta del suo rapporto intimo con la montagna, un legame che affonda le radici nella sua nascita e che ancora oggi continua a vivere. Unisce, Vincenzo, la riflessione profonda del guardare con il desiderio instancabile di esplorare.
Questo percorso intellettuale e percettivo ci invita a liberare il superfluo, a purificare le nostre emozioni, e a raccogliere gli elementi distintivi di un luogo: i legami sociali, le caratteristiche paesaggistiche, storiche ed economiche. Si tratta di un cammino di conoscenza ed esperienza, che mira a svelare il Genius Loci di un territorio, quel “genio del luogo” che lo rende unico.
Come si costruisce un processo fotografico consapevole?
Come evitare di imporre il nostro sguardo colonizzatore sulla realtà visibile?
William Guerrieri, fotografo e fondatore del progetto "Linea di Confine per la fotografia contemporanea" di Reggio Emilia, ci guida attraverso il complesso linguaggio dell'arte fotografica, che nel tempo ha evoluto modalità espressive per raccontare il reale. La fotografia, come strumento di informazione e formazione, si fa veicolo delle specificità di ciò che osserviamo. Guerrieri propone un percorso analitico che stimola la nostra capacità critica, da sviluppare prima, durante e dopo la realizzazione di un progetto fotografico.
Determinare un tema, senza che la sola fantasia dell’autore prenda il sopravvento sul processo, significa rappresentare l'oggettività del reale, indagandone ogni dettaglio visibile. Definire il campo d’indagine, che sia territoriale, nazionale o internazionale. Affrontare il tema da diverse angolazioni: storica, paesaggistica, sociologica, documentale, integrando tutti i piani di lettura.
La conclusione del progetto deve pensare alla sua fruizione: un libro, una mostra, un altro mezzo che permetta di comunicare efficacemente il messaggio.
Questo è, in sintesi, il percorso intrapreso dal gruppo di lavoro, che ha effettuato una verifica pratica. Sebbene l’indagine sia stata condotta in tempi brevi, ha comunque dimostrato la validità delle tesi esplorate. Il gruppo ha affrontato il caso dell’altopiano del Nevegal (BL), analizzando la realtà edilizia e lo stato di abbandono di una montagna che, un tempo destinata al turismo invernale, è ora messa in crisi dal cambiamento climatico. L'analisi fotografica e le interviste con i residenti, sia stanziali che temporanei, hanno rivelato una fase interessante di trasformazione nell’utilizzo sociale del territorio.
Carlo Chiapponi.
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JOBS - Forme e spazi del lavoro
date » 18-09-2022 12:01
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Linea di Confine, William Guerrieri, Rubiera, JOBS, Lavoro, Antonello Frongia, Stefano Munarin, Fotografia, Lavoro, Forme, Mostra, Indagine, Fotografica,
JOBS
Forme e spazi del lavoro
Un indagine interdisciplinare in Emilia Romagna
Quodlibet / Linea di Confine
A cura di
Antonello Frongia, Stefano Munarin, Federico Zanfi
Testi di
Marta de Marchi,Cristiana Mattioli, Michela Pace, Stefano Saloriani
Foto di
Allegra Martin, Nicolò Panzeri, Andrea Simi, Andrea Pertoldeo
Ricevo in questi giorni, un libro di ricerca sugli ambienti/spazi lavorativi in Emilia Romagna a sulla manodopera che vi lavora.
Un analisi molto dettagliata frutto di un team di esperti che sulla base di un bando emesso dal Ministero della Cultura ed in specifico dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea per Strategia Fotografia 2020 hanno dato vita a questo volume e ad una esposizione (vedi qui) tenuta nella sede di Linea di Confine a Rubiera (MO) dal 29 ottobre 2021 al 19 dicembre 2021.
Esposizione che ha visto oltre ai lavori, sempre sul tema del lavoro e dei suoi spazi, di due grandi autori come William Guerrieri (con Bodies of work) e Michele Borzoni (con Workforces) gli esiti di un laboratorio a cui partecipavo assieme ad altri fotografi con un piccolo progetto personale su di un ente di formazione di manodopera specializzata nel distretto di produzione calzaturiero della Riviera del Brenta (PD) che si titola “Terrae Calcei” (puoi vederlo qui).
Ma torniamo alla pubblicazione.
All’interno due saggi mi sono sembrati importanti in quanto riportano delle riflessioni sull’indagine fotografica contemporanea.
Punti che specifico e tratto qui, per ragionarci e memorizzare dei concetti, a livello personale, o spunto di future discussoni, ma che non riassumono o sintetizzano la complessa opera editoriale, alla quale vi rimando e, sopratutto, della quale ve ne suggerisco l’acquisto.
Un punto che mi ha colpito nel testo di apertura di William Guerrieri (coordinatore dell’intero progetto) è quando ragiona, partendo dalle considerazioni filosofiche di Paolo Costantini, della fotografia “come luogo autonomo della ricerca e non della mera rappresentazione del reale […] (luogo) nel quale vanificare l’usuale contrapposizione della fotografia come espressione artistica o come documento”
Affermazione che dunque apre il presupposto ad avere un approccio che viene definito di ambiguità costitutiva.
Cosa che mi pone molte domande in merito, belle ed interessanti, da sviluppare.
Ma qui, a parte l'opinione o la visione personale, o forse una considerazione da non vedere come assoluta, me nella quale è utile soffermarsi, è giusto che vi sia uno spazio della libertà interpretativa.
Inoltre se ne potrà continuare a parlare a voce, ancora, tra di noi alla prima occasione di incontro, poichè dibatutta qui potrebbe essere solo una visione unilaterale e potrebbe diventare un monologo di poco conto.

dal progetto "Terra Calcei" esposto a "JOBS Forme e spazi del lavoro" a Rubiera (MO)
Nello sviluppo del testo emerge comunque la necessità di questa ricerca, e quella di nuovi linguaggi.
Linguaggi che esplorino le potenzialità espressive e ne sfruttino l’ambiguità del media fotografico, per metterle a disposizione di approcci che verifichino, dunque (senza farsi ingannare) la “ leggerezza aggettivante dell’economia dell’immateriale” (cit. Aldo Bonomi).
Altro punto che mi ha fatto riflettere anche sui presupposti delle ”ricognizioni sui territori” alle quali stiamo dedicando molta della nostra attenzione.
Ho trovato altresì interessante il saggio di Stefano Munarin e Federico Zanfi, in un punto, quando nel paragrafo “Cosa vediamo, come guardiamo”, viene sviluppato il tema dello sguardo sui territori e dei cambiamenti in atto nei luoghi del lavoro. In un punto specifico viene messo in evidenza quanto nei decenni passati, i cambiamenti si palesavano in maniera evidente e diretta tramite l’addizione di nuovi manufatti edilizi, mentre ora per capirne la metamorfosi ed i nuovi sviluppi, bisogna, forzatamente, entrare al loro interno per capirne i nuovi e modificati spazi e le loro nuove destinazioni d’uso.
Punti che mi hanno fatto riflettere ed aprire ulteriori considerazioni, anche se potrebbe essere quasi scontato o dato già per acquisito, direte voi, ma risulta utile per considerare o rivedere l'approccio, che necessita, dunque, sempre di più un analisi "interna", non limitata agli spazi o agli aspetti esteriori, che spesso prediligiamo o che rendiamo unico punto di vista di un indagine.

dal progetto "Terra Calcei" esposto a "JOBS Forme e spazi del lavoro" a Rubiera (MO)
Assieme al lavoro fotografico di alcuni valenti fotografi, rinomati nella scena della fotografia nazionale come Allegra Martin, Nicolò Panzeri, Andrea Simi, Andrea Pertoldeo il volume si sviluppa in maniera intensa e deve essere letto con attenzione e dedizione.
Occasione di valutare ed approfondire i temi di questo tipo di fotografia nei quali ci si era addentrati in occasione dell'incontro con William Guerrieri allo "Sguardo e l'ombelico" al Candiani il 9 di ottobre del 2021 (qui il video).
Buona lettura.
Giovanni Cecchinato
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