Paola Montagner - MyLoc_Veneto
Paola Montagner - MYLOC_VENETO
Ho preso il mio tempo e l’ho messo in valigia per andare a guardare posti che non ho mai visto e che forse mai vedrò. Mi sono seduta sulla luna e ho puntato il cannocchiale verso la Terra, fotografando coordinate irraggiungibili. Ho rimesso tutto in valigia compreso i fotogrammi di cui mi sono innamorata, per prendermene cura. Continuo ad accarezzarli di colori e ogni volta mi stupisco della bellezza della mia Terra.
Il progetto MYLOC prende vita intorno al 2015, da una riflessione su uno studio di Frank White che nel 1987, dopo aver intervistato 29 astronauti al ritorno dalle loro missioni spaziali, coniò l’espressione Overview Effect, cioè la sensazione comune di attaccamento al nostro pianeta, nata dall’averlo potuto cogliere con lo sguardo per la prima volta tutto intero, da lontano: una sfera piccola e vulnerabile appesa nel vuoto.
Lo stesso Juri Gagarin prima, nel 1961, vede con i suoi occhi la terra dallo spazio. Allora si consegnano al mondo immagini del pianeta da un punto di vista mai sperimentato: dal cielo. L’astronauta esclama il suo stupore nell’accorgersi da lì, dallo spazio, quanto bella sia la Terra, senza frontiere e confini. Se ne innamora, auspicandosi che tanta bellezza venga preservata e non distrutta.
MYLOC suggerisce uno sguardo diverso del nostro pianeta, con occhi da innamorato per far nascere cosi verso la Terra un sentimento di difesa e rispetto.
Il progetto documenta il territorio dal satellite, attraverso un viaggio a tappe dentro lo schermo del pc: coordinate lungo traiettorie virtuali, sulla superficie, percorrendo la linea che divide la terra dall’acqua e segna, unisce o divide la superficie.
Lungo quella linea l’uomo costruisce e sovrappone linee a quelle della natura: coste incontrano città nei porti e fiumi si perdono in pianura, torrenti scavano montagne e vie d’acqua solcano lagune; contrasti meravigliosi e disegni unici, parti di quella meraviglia che è il pianeta Terra e in particolar modo il Veneto.
La mano muove il mouse e gira il globo e ingrandisce o riduce a seconda della curiosità, fino a che lo sguardo trova un qualcosa che attrae e si ferma. Di quel documento geografico uno screen shot consegna al mio archivio un fotogramma, da ritagliare ed elaborare nei caratteri, fino a raggiungere l’immagine definitiva.
Le immagini, elaborate e decontestualizzate, esaltano i colori e mettono in risalto segni e disegni non visibili immediatamente durante il viaggio, ma che, una volta fissati, consegnano il luogo alla memoria del cuore.
Ogni luogo si lascia interpretare in modo soggettivo, frutto di una magica apofenia: non è più solo un luogo geografico, ma un oggetto da conservare, amare e sognare di vedere.
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