"Memorie,Sentieri, Vajont" - Due giornate di studio
date » 29-05-2024
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cecchinato, battistella, oddone, geologia, fotografia, studio, vajont, erto, frana, diga, fotografi, belluno, longarone,
Memoria, sentieri, Vajont
25 e 26 maggio 2024
La serena inquietudine del territorio
Due giornate di studio sui territori della tragedia del '63
Qui il bando per chi voleva partecipare
Sulla frana del Vajont - © G. Cecchinato 2024
Uno degli obiettivi de “la serena inquietudine del territorio” che mi sono prefissato di raggiungere, riguarda lo sviluppo e la ricerca in fotografia, sopratutto per ciò che riguarda l’analisi dei territori veneti.
Se da un punto di vista, con il magazine che produco assieme all’aiuto di Alessandro Angeli ed il supporto dell'Ordine degli Architetti di Venezia, diamo visibilità ai progetti di autori vari che si impegnano a raccontare il Veneto; dall’altra cerchiamo di trasmettere un metodo ed una modalità di fare fotografia che riteniamo consona alla nostra contemporaneità.
Ci sembra che, per migliorare queste sensibilità, viene utile divulgare il confronto, gli incontri e la cultura fotografica assieme all’apprendimento di nuove materie collegate, per cercare di sviluppare al meglio nuovi progetti di indagine.
Polaroid su roccia di frana - © Ketty Domesi 2024
In queste due giornate nella zona di Longarone abbiamo guardato con stupore lo svelarsi magico delle ere geologiche tramite la competenza di Emiliano Oddone (geologo di Dolomiti Project e consulente Unesco), che ci ha fatto capire il perchè, assieme ai vari passaggi evolutivi, si è arrivati alla tragedia. Non tramite le storie degli uomini, colpevoli di avidità e ricerca di profitto, ma sopratutto tramite gli eventi accaduti in milioni di anni, fin da quando tutto era Pangea.
Poi, tramite lo sguardo di Gianantonio Battistella abbiamo potuto unirci alla sua ricerca della struttura e della sovrastruttura, organizzando i punti di vista: quello “esplorativo” e quello “dialettico”.
A quest’ultimo siamo più riconoscenti, visto il suo essere “magico e ambiguo”, capace di di coesistere tra il visibile e gli ordini diversi dell’immaginazione, capace di celarsi tra gli interstizi che si nascondono tra i diversi scenari dell’umanamente osservabile.
© Alessandro Angeli 2024
Il gruppo di partecipanti, provenienti da varie parti d’Italia, era eterogeneo, di formazione ed approccio al media. Chi digitale, chi analogico, chi entrambi, chi basato sullo sviluppo istantaneo. Anche lo skill era diverso ma nonostante queste differenze, lo svolgimento e la sintesi finale apportata, coralmente, è apparsa positiva e accrescitiva per ognuno di loro, e di noi. Cosa di non poco conto, che mi porta a pensare che l’esperienza sia da ripetere e migliorare.
Qui allego di seguito una delle esperienze ... e anche qualche scatto dei partecipanti.
Giovanni
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Tra i luoghi del Vajont
di Anna Zemella
© Anna Zemella 2024
“La mia è la voce di chi solitamente giunge in certi luoghi sull’onda di un’emozione estetica o spinta da un immediato interesse alla vita di chi li abita e alle tracce del loro vissuto.
Ne nasce una fotografia che è frutto dell’intuito e della partecipazione emotiva e talvolta nel tempo matura in un progetto.
E’ la modalità a me più consona ma che so essere rischiosa, perché quei ‘paletti di metodo’ che sempre ci sono suggeriti, possono essere in tal modo precari e oscillanti, creando interferenze e incoerenze nel lavoro fotografico.
Proprio perché consapevole di questo, mi sono unita alla ricerca del gruppo LSIDT, pur rischiando di perdere quel diretto coinvolgimento che mi dà carica nell’avvio di un progetto ma conscia che ne avrei sentito beneficio nel costruire un mio metodo fotografico.
Come ci hanno sottolineato i relatori, infatti, non si tratta di aderire a un linguaggio unico e universale, che per fortuna non esiste, ma di lavorare per costruire con maggiore consapevolezza il proprio.
Lunga premessa per dire che in queste giornate di studio poco ho scattato ma molto ho imparato.
© Vito Renò 2024
Gli elementi che hanno sotteso queste giornate sono stati la profondità e l’ampiezza del tempo, dello spazio, della comprensione: il vertiginoso tempo geologico, di cui così chiaramente e appassionatamente ci ha parlato Emiliano Oddone; la profondità del suolo sotto di noi con i tumultuosi sconvolgimenti del drammatico passato; la profondità delle riflessioni e dello sguardo di Gianantonio Battistella, nella sua relazione preparatoria e nel lento procedimento per la creazione dell’immagine con il banco ottico, una volta scelta con cura l’inquadratura e il ‘punto di ripresa’.
© Ketty Domesi 2024
In questa dimensione di ‘profondità’, i luoghi di cui tristemente si era sentito, letto e a volte studiato, hanno risuonato in modo diverso ed ogni traccia e ampio profilo hanno acquisito una forte e drammatica consistenza.
Non un paesaggio da guardare, ma da capire e sentire attraverso la consapevolezza. La doverosa premessa per un buon progetto fotografico che si volge al territorio. Lentezza e profondità per giungere all’attimo dello scatto, all’unicità dell’immagine, questo il fascino e il valore di tale percorso.
Un’ottima esperienza dunque dovuta anche alla qualità del variegato gruppo di studio, composto da chi non considera la fotografia mero passatempo ed è scevro da protagonismi e supponenze.
Compagni con cui si è giocato e scherzato tra un discorso serio e l’altro, complice la buona tavola, il buon vino e la sapiente organizzazione”.
© Sheila Bernard 2024
© Francesco Munaro 2024
© Federico Galli 2024
© Carlo Chiapponi 2024
© Santina Pompeo 2024
© Antonio Barbini 2024
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La serena inquietudine del territorio - Giovanni Cecchinato - All rights reserved - © 2024
LSIDT Numero #03 - L'editoriale
Editoriale
di G. Cecchinato e A. Angeli
Passare il valico
Nella nostra regione, come in altri molti luoghi italiani, esistono, coabitano, si perpetuano delle criticità, con le quali co-esistiamo. Magari sono sempre state presenti da sempre, molte non troveranno soluzione, mentre altre magari, si.
Per noi sarà normale affrontare ciò, nella nostra quotidianità, per via dell’umana capacità di adattamento, benché tutto ciò continui a circondarci e ci spinga a porci dei quesiti sul progresso che stiamo vivendo.
Quest’anno l’esito della call #03 ci ha permesso di vedere molti progetti, veneti e non, che riguardano queste “serene inquietudini” e che ci hanno fatto avviare riflessioni e ragionamenti interessanti durante la loro visione.
La call indetta a febbraio aveva come obiettivo l’ottenimento di progetti che riguardassero temi quali: gli spazi urbani, il rapporto con il sacro, l’influenza del progresso sociale ed industriale nel territorio, ed infine i rapporti con il paesaggio odierno e le sue mutazioni.
Un’altra richiesta specifica di questa call era quella di affrontare i temi anche percorrendo vie alternative, ricorrendo ad esempio a metodi post-fotografici o creativi.
Era infatti nostro intento ricercare nuove vie di lettura per l’analisi dei territori tramite linguaggi più originali e più contemporanei.
Questo tipo di orientamento ha determinato una scelta precisa nella pubblicazione tra i progetti che ci sono pervenuti.
Inoltre, abbiamo accolto lavori fotografici che riguardano anche altri territori italiani, altre regioni, convinti che su di alcuni temi ci siano criticità similari a quelle del territorio veneto.
A settembre sono stati presentati 35 progetti molto diversi tra loro, ma tutti molto interessanti.
La scelta finale ci ha portato ad includerne 15 che, pensiamo, abbiano le caratteristiche di qualità ed interesse che stiamo ricercando per la crescita di questo progetto.
In quest’edizione, i testi di corredo alla rivista sono stati affidati a Roberto Beraldo presidente dell’Ordine APPC di Venezia e Riccardo Caldura direttore dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Abbiamo inserito un’ intervista ad Allegra Martin fotografa conosciuta per i suo lavori di indagine sui territori ed un ulteriore intervista a Laura Sauchelli fatta da Nicola Nunziata.
I contenuti sono coerenti con la logica che ci ha indirizzato alla scelta dei progetti fotografici quella cioè delle riflessioni sul fotografico, sulla metodologia e sui possibili sviluppi dei linguaggi in funzione dell’analisi fotografica delle nostre terre.
I tempi sono maturi ed esiste una nuova via rispetto all’approccio originario instaurato con la “New Topography”? Noi pensiamo di sì.
Questo edizione #03, dopo l’esperienza e la crescita ottenuta nei tre precedenti numeri, rappresenta per noi un punto di svolta, un valico, che ci rendiamo conto essere molto critico perché non scontato né facile per il prosieguo dell’esperienza di questa pubblicazione, ma come spesso accade nelle circostanze di incertezza, confidiamo possa essere foriera di aspettative e buoni propositi da verificare con il tempo.
Passando questo valico confidiamo nella continuità di apporto da parte dei nostri membri, consolidando la scelta dell’attività corale di questo progetto che vorremo potesse essere sempre più partecipato, generante ed arricchente, ponendo fiducia nel mezzo dell’analisi fotografica dei territori come forma di confronto e di indagine sempre attuale ed efficiente.
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Giovanni Cecchinato Fotografo - La serena inquietudine del territorio - All rights reserved - © 2024
Steve Bisson - Orizzonte corale
Orizzonte corale e fraintendimento consapevole
di Steve Bisson
Articolo apparso all'interno della rivista #01
© Marco Vedana - Tra dirupi inverosimili e memorie sospinte - 2021
Per mezzo della fotografia, quale lente di ingrandimento per osservare e ricostruire una geografia sempre più antropomorfa, umanizzata. Un'attitudine trans-individuale che riconosce fondamento al sapere comune, all'unità degli sguardi, al pensare in rete di oggi. E sulla rete che gravita infatti l'intenzionalità di Giovanni Cecchinato e Alessandro Angeli che qui mi invitano ad una riflessione sommaria sulle pratiche collettive di indagine o appropriazione visiva del territorio, e nella quale prende corpo lo spazio poliforme e trasparente della condivisione. Pratiche dinamiche dello stare insieme, sentieri distinti nella forma, nel metodo e attitudini ma resi simili da una volontà di comunione. Che volendo può sedimentare altrove, ad esempio nell’esposizione in dialogo, in un catalogo sintetico, nello stare di nuovo ma fisicamente, come musicisti pronti a esercitarsi non nel proprio assolo bensì in un insieme accorto.
Anche da questa premessa, va letta la raccolta di immagini scelte in questa rivista. Ovvero e inoltre, nel bisogno di congiunzione, di ensemble miscellaneo, di pluralità come soggetto e attore della complessità. In questa volontà di collaborazione che filtra attraverso la superficie operativa del vedere, mediante un esercizio di espressione simbiotica la cui risultante, nel caso specifico, sono altrettante cognizioni sul paesaggio. Quello veneto. Acquisizioni di consapevolezza, conseguimenti personali che scaturiscono da un bisogno di dialogare con l’ambiente ancora prima che nel generare dati, che concorrono, senza per forza convergere, su un agire più ampio. Vedere quel che si fa includendo nell’indagine sé stessi e il proprio operare (con gli strumenti che usiamo e che ci formano e generano) con luminosa accettazione della trama inesorabile di cui siamo parte e di cui è parte il nostro muoverci, tutto e tutti assieme, nel mondo.
Mutuando suddette considerazioni su un piano algebrico, di spazi stiamo parlando, ogni contributo figura come equazione: ciascuna con le sue incognite da risolvere. E il fotografo diviene un vettore che manifesta una traiettoria più o meno feconda nello spazio, e interpretabile con una funzione, sebbene non sempre oggettiva, dei luoghi. Qui si rinviene allora una prima utilità per la ricerca associata alla fotografia intesa come comprensione anziché impressione. Quando poi lo sforzo da compiere è verso un orizzonte collettivo occorre esulare dalla grandezza o magnitudine vettoriale del singolo progetto. Se infatti i lavori presentano un comune denominatore possono essere apprezzati come spazi topologici in cui avvisare proprietà fondamentali e ricorrenti. Possiamo definirle forme di continuità talvolta fisiche, logiche o percettive.
A partire da tale domanda di senso, che si sostanzia nel racconto corale senza il quale non vi è trasmissione e nemmeno dimostrazione di sapere, si gettano le basi per una diversa cartografia del pensiero. Ciò esige nuova prassi geoscopica, con i piedi a terra e la coscienza vigile. Una capacità di ascolto, rappresentazione e integrazione responsabile del mondo delle differenze, altresì culturali, che riguardano tutti i corpi viventi e il loro modo di intendere. E poichè tanti sono i discorsi per immagini resi possibili dai progressi della tecnica e non tutti interpretabili da un metodo scientifico, per la loro intrinseca soggettività e imprecisione, allora urgono soluzioni per oltrepassare lo scoglio delle verifiche di obiettività empirica sulla via comune della conoscenza. Le pretese di veridicità hanno riguardato a lungo anche il dibattito della fotografia, rivelatosi poi un girotondo di parole. Di fatto i luoghi esistono ma sono pur sempre mentali, o meglio filtrati dai nostri dispositivi ottici e neurali, oltre che dai vissuti personali, emotivi. La lettura sui territori domanda perciò una vocazione inclusiva. In primis del noi stessi, non ci muoveremmo altrimenti se non per soddisfare bisogni primari. Saremmo l’ambiente, senza alcuna distanza, come per gli animali, senza necessità di trovare senso al nostro esserci, al nostro avere l’ambiente come altro da noi.
Dunque vale la pena riconoscere dietro l’immagine-trascrizione della realtà riproducibile, il movimento, la danza, la strategia, i corpi, insomma la vita di coloro che scritturano il cosmo per istantanee. E siamo sempre di più. Uno sconfinato “corpo di ballo” che inscena una gigantesca, vertiginosa e straordinaria possibilità di relazione e di fraintendimento consapevole su ciò che di ovvio ci circonda. Un’opportunità per accorgersi diversamente delle cose di cui è fatto il fiume eracliteo del divenire. Un muro, un recinto, una strada, una diga, un canale, una fabbrica, una chiesa, un quartiere, una città, una regione. Segni prodotti da gesti che occupano e marcano i territori. E che appaiono agli occhi diversi, infinite occasioni, perché ciascuno di noi lo è. Allora il fotografare può essere un modo per lasciarsi alle spalle scorie, tentativi e abbordaggi visivi di apprendimento, oppure per fare luce sulle ragioni nascoste, sulla vita anonima che si agita dietro le maschere del mondo. E farlo con una postura di serena accettazione dell’ospite inquietante come l'ossimoro che titola il progetto editoriale in questione.
© Paola Montagner 2021 Laguna di Venezia (VE)
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La serena inquietudine del territorio - All rights reserved - © 2022
Gnessunlogo - Mostra al Mu.Pa.
date » 10-04-2022
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Gnessulogo, Zanzotto, Pinton, Cecchetto, Battaglia, Battistella, Cecchinato, Finotto, Garbasso, Piai, Piccoli, Museo, Paesaggio, Torre, Mosto,
Gnessulogo
Poesia Paesaggio Territorio
09 aprile 2022 - 24 luglio 2022
Museo del Paesaggio
S. Anna di Boccafossa - Torre di Mosto (VE)
"La serena inquietudine del territorio" all’interno di una ricerca artistica che supporta e si raccorda con l’opera ed il ricordo del poeta Andrea Zanzotto.
La mostra appena inaugurata al Museo del Paesaggio di San’Anna di Boccafossa, vuole essere un omaggio al lavoro del compianto poeta veneto, al suo interno, voci ed opere differenti, si uniscono nel tentativo di collimare il rapporto tra uomo, natura e paesaggio.
Come ricordato nello scritto di Dario Pinton (Curatore assieme a Luca Cecchetto dell’esposizione) il rapporto con il paesaggio non è mai stato così presente come ora nella cultura visiva contemporanea e di conseguenza il contributo del laboratorio / gruppo / esperienza editoriale de “la serena inquietudine del territorio” appare fondamentale e peculiare nel panorama veneto ed utile a visualizzare e capire gli ultimi pensieri del poeta.
Assieme alle opere di grandi fotografi internazionali, provenienti dal fondo privato del collezionista Dionisio Gavagnin, le opere di Sandro Battaglia, Gianantonio Battistella, Giovanni Cecchinato, Francesco Finotto, Toni Garbasso, Arcangeli Piai, Corrado Piccoli, contribuiscono alla mostra (nella sua sezione “questo progresso scorsoio”) un utile e funzionale spaccato sulla realtà attuale del territorio veneto.
Presente all'esposizione oltre alle Autorità anche il Direttore del Museo M9 di Mestre ed il collezionista (da cui proviene la maggioranza delle opere esposte) Dionisio Gavagnin.
Qui il link ufficiale dell'esposizione
Catalogo della mostra stampato da Edizioni Antiga
Museo del Paesaggio
Torre di Mosto - Località Boccafossa
10 aprile - 24 luglio 2022
Orari di apertura:
Sabato h 16 – 19
Domenica h 10 – 12 / 16 – 19
Visite guidate su prenotazione
https://museodelpaesaggio.ve.it
LSIDT Numero #01 - L'editoriale
date » 27-02-2022
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serena, inquietudine, editoriale, cecchinato, angeli, territorio, fotografia, rivista, veneto, venezia, arte, fotografica, indagine,
LSIDT - Numero 01 -
La serena inquietudine del territorio #01
5 gennaio 2022
Sono trascorsi quasi due anni da quando abbiamo intrapreso l’intento di raccontare la regione veneta tramite le immagini di un laboratorio che si trova virtualmente su di una pagina Facebook.
Oltre alla rivista pilota (di fine 2020) che abbiamo identificato come “numerozero”, è emerso e si è consolidato l’impegno di proseguire coralmente nel cammino, mirando ad obiettivi specifici e comuni a tutti gli appartenenti al gruppo.
In questo passato 2021, i progetti dei membri de “La serena inquietudine del territorio” sono stati esposti in due occasioni; la prima al Museo del Paesaggio di Torre di Mosto (VE) e la seconda presso la Galleria I. Battistella di San Donà di Piave (VE).
In entrambi i casi con afflussi ed interesse del pubblico al di sopra delle aspettative, godendo anche del plauso delle Amministrazioni ospitanti.
Questo ha confermato la bontà dell’idea e la sua necessaria continuazione. E, di certo, non sembrava giusto fermarsi dopo che era stato avviato questo percorso di indagine sul territorio Veneto tramite argomenti, modalità di approccio, linguaggi espressivi diversi. Linguaggi che si muovono tra citazioni e metodi consolidati da decenni ed altri che hanno un'estrazione più contemporanea, post-fotografica.
Siamo coscienti della necessità di operare in forma di ‘laboratorio’, di aprire lo sguardo alla multidisciplinarità, di indagare il Veneto guardandolo con una coralità di sguardi, come un equipaggio in una traversata, ognuno con il proprio vissuto ma convinto di una rotta comune. Affrontando gli spazi, non solamente quelli aperti dei paesaggi personali (che siano naturali, antropizzati, od urbani, poco importa) ma anche rivolgendo lo sguardo all’abitato, agli spazi interni del costruito che lo compongono, includendo le persone che lo vivono e vi dimorano.
In questo numero la nuova veste grafica, che dà maggior corpo ai progetti dei singoli autori, rafforza l’intento di raccontare i luoghi in divenire, ma anche, dunque, gli “habitat vissuti”, cercando di sondare due temi principalii: l’acqua e il paesaggio umano, sociale (del “social landscaping” per usare un termine caro ai più tecnici).
Fotografie e progetti che metaforicamente misurano il rapporto tra l’uomo e gli spazi che egli stesso modifica con azioni virtuose o dannose che speriamo, in questo progetto corale, possano servire come spunti di riflessione.
Corredano la rivista le considerazioni di illustri collaboratori (membri del laboratorio) come Steve Bisson, Francesco Finotto e Franco Tanel.
Infine, nella parte conclusiva della rivista sono stati raggruppati estratti di progetti autoriali, che pur non essendo in linea con le due principali tematiche trattate in questo numero ci sono parsi interessanti punti di vista rappresentativi dell’attualità della regione che viviamo.
G.Cecchinato e A.Angeli
www.laserenainquietudinedelterritorio.it
lab@laserenainquietudinedelterritorio.it
La serena inquietudine del territorio - Esposizione a San Donà di Piave
“La serena inquietudine del territorio”
Ricognizioni sul paesaggio veneto
San Donà 6/21 novembre 2021
A cura di Giovanni Cecchinato ed Alessandro Angeli
Organizzazione a cura di Culturaincorso e dell'Amministrazione della Città di San Donà di Piave (VE).
“La serena inquietudine del territorio” è un gruppo di fotografi, scrittori, architetti, giornalisti, critici, editori, che si propone di ricercare fotograficamente le “serene inquietudini “ del territorio veneto, tramite un laboratorio virtuale che si trova su FB. L’obiettivo di queste analisi non è polemico o retorico, tanto quanto spunto per una più ampia riflessione sulle evoluzioni dei luoghi che viviamo e tenta di indurre a dei ragionamenti costruttivi in questa regione che sta attuando una veloce metamorfosi da un attitudine rurale e contadina ad una più industrial/commerciale purtroppo non sempre pianificata e a volte vittima di speculazioni.
Ed anche se tale obiettivo di gruppo non dovesse essere raggiunto, noi pensiamo che i lavori eseguiti, potranno essere di documento e di ricordo per momenti futuri.
In questa esposizione, anticipatrice del numero 1 della rivista (e modificata come intenti del progetto iniziato con il numero pilota 0) i lavori proposti non sono più solo attenti al paesaggio modificato dall’uomo ma vi si inserisce l’analisi antropologica stessa, o del paesaggio sociale, come nuovo metodo di racconto.
Una diversificazione ed una ricerca che ci permette di raggruppare stili e tecniche diverse in un unico contesto, permettendo di valorizzare l’obiettivo di questo gruppo che segue i pensieri tradizionali delle scuole di riferimento nell’indagine dei paesaggi, ma accetta e supporta nuove forme di visione più consone ai tempi che viviamo.
La serena inquietudine del territorio - San Donà di Piave - Inaugurazione del 6 novembre 2021
F. Morassutto, M. Fogarolo, A. Angeli, G. Cecchinato, F. Finotto, Ass. Chiara Polita, G. Rado, G. Meneghetti, C. Chiapponi, P. Montagner, E. Bozzi
Una veloce sinossi dei progetti che sono stati esposti anticipatori del LSIDT #01
Giancarlo Rado
con “Centro Sociale Django” ci illustra un progetto sviluppato in un tempo molto ampio. Un esempio di un riutilizzo virtuoso di luoghi abbandonati all’interno della città di Treviso. Come vengono re-inventati e come sono ri-abitati.
Sara Pellizzer
Con “Gente di Fiume” tende a comprendere se esiste e quale è la relazione tra le persone che vivono o trascorrono parte del loro tempo lungo le rive del fiume e il ruolo contemporaneo che invece, ad oggi, svolge il Piave, un ruolo fortemente diversificato dai tempi della guerra, forse scomparso e che a causa delle problematiche relative alla sua salvaguardia, lo portano ad essere succube del suo tempo presente.
Samantha Banetta
Il progetto “Scuola Covid” si propone di indagare gli effetti sociologici della pandemia da Covid-19 su di un gruppo di studenti della scuola superiore della provincia veneziana nel periodo di transizione tra la didattica a distanza e il graduale rientro in aula in presenza.
Graziella Pagotto
Tramite il progetto complesso “Fitodepurazione” la Pagotto indaga e studia le modalità alternative di depurazione tramite le piante acquatiche. Un esempio virtuoso di depurazione che nel progetto totale vede storia , impianti ed un erbario (qui esposto parzialmente) a corredo del lavoro.
Paola Montagner
Con il progetto “My-Loc” Paola Montagner usa i mezzi di visione tramite satellite messi a disposizione da Google, per estrarne porzioni di suolo e adattarle ad una visione formale ed estetizzante. Esempio di uso delle tecniche post-fotografiche, che seppur non prodotte direttamente dall’autore, vengono manipolate e reinterpretate parlando comunque del territorio.
Fabio Morassutto
Con un estratto di due lavori differenti, studia ed interpreta i risvolti di una città che convive con l’acqua, come Venezia, estraendole dall’immaginario collettivo e fornendo delle visioni personali.
Marco Vedana
Tedesco con radici venete, nei suoi ritorni in regione, vede e rivede i luoghi montani di origine, estraendone criticità e bellezza, unendo le due visioni e creando sempre delle immagini di poetica bellezza ma anche creatrici di riflessioni.
Eliana Bozzi
Con il progetto “Derma” indaga la vita dell’isola di Pellestrina, avvicinando persone e cose. Tracciando una mappa del luogo, non nel senso ampio e letterale del termine, ma trovandone un microcosmo interno e facendo diventare tutto pelle.
Carlo Chiapponi
Con il progetto “Acque Risorgive” ci porta una visione riunita in dittici verticali, che rivelano nuove prospettive e nuove interpretazioni, nel cammino che queste acque fanno tra le sorgenti e la foce. Costrette da limiti cementizi ed infrastrutture di sfruttamento energetico. Passando dallo stato cristallino, via a via quello più torbido.
Giorgio Meneghetti
Con il progetto “Acque interne” anch’egli adopera il dittico come elemento di misurazione del tempo. Esaminando i corsi d’acqua interni della città di Padova, ne estrae il passare delle ore, assieme a tutti i riaffioramenti che mano a mano rendono questi limiti anfibi e sempre mutevoli.
Francesco Finotto
Con “Idrovore - Viaggio in bonifica” ci illustra e rappresenta i manufatti delle idrovore presenti nella Venezia Orientale, che rappresentano vita e sopravvivenza delle terre interne, strumento indispensabile alla continuità delle colture e della vita quotidiana.
Marco Fogarolo
Con “L’incompiuta” percorre il tragitto mai completato dell’idrovia Padova-Venezia, fermandosi. In luoghi dove l’incompleto è evidente e convive con il quotidiano, esempio classico di serena inquietudine.
Tutti questi progetti saranno maggiormente visibile assieme ad altri nel prossimo numero de “LSIDT” acquistabile nel sito web che porterà lo stesso nome.
Tutti i testi e le foto sono protette da copyright.
E' vietato ogni utilizzo o riproduzione anche parziale non espressamente autorizzato dall'autore.
La serena inquietudine del territorio - All rights reserved - © 2021